Attività chirurgica ortopedica

ARTROPROTESI D'ANCA CON LA TECNICA MINI-INVASIVA ANTERIORE

L'applicazione dell'artroprotesi d'anca con la tecnica mini-invasiva rappresenta una metodica chirurgica avanzata, con ridotta aggressività nei confronti dei tessuti. Da tempo abbiamo rivolto la nostra attenzione all'accesso mini-invasivo anteriore, che ci è sembrata la soluzione più semplice e vantaggiosa per l'applicazione di artropotesi dell'anca.
La minor durata dell'intervento, la ridotta esposizione chirurgica,  i minori danni tessutali, le minori perdite ematiche, il minor fabbisogno di trasfusioni, il minor dolore post-operatorio e la più veloce e semplice ripresa funzionale rappresentano gli aspetti salienti di questa tecnica chirurgica, che da tempo utilizziamo con particolare frequenza al Policlinico di Abano Terme.
Il paziente deve possedere caratteristiche cliniche e radiografiche in grado di corrispondere alle possibilità offerte dalla tecnica mini-invasiva. E' molto importante quindi la selezione accurata dei pazienti.
La coxartrosi (primitiva o secondaria), la necrosi della testa del femore e le fratture del collo del femore rappresentano le indicazioni più frequenti all'utilizzo della tecnica mini-invasiva.
Il ricovero ospedaliero si protrae per circa 3/4 giorni dopo l'intervento chirurgico. Il drenaggio viene rimosso dopo 24 ore dall'intervento. La rieducazione funzionale inizia già in 1^ giornata, con la ripresa della stazione eretta e della deambulazione con il carico totale.
I pazienti avvertono con maggior favore le condizioni cliniche nel post-operatorio, con minor dolore e maggiore disponibilità a riprendere precocemente la postura eretta e la deambulazione.
Dopo la dimissione il paziente in genere viene inviato in un centro di riabilitazione in costanza di ricovero. Nei casi invece dove il recupero funzionale appare rapido e semplice, il paziente viene invitato a proseguire con un percorso esterno con accessi quotidiani presso i centri di riabilitazione.
Come profilassi per le ossificazioni eterotopiche periarticolari, molto rare comunque in questo tipo di accesso chirurgico, viene prescritto un ciclo di antiinfiammatori per 3 settimane (esempio 1 b. di Brufen al giorno, in associazione  alla gastroprotezione).
Il primo controllo radiografico viene effettuato a 2 mesi dall'intervento (i successivi al 6° e12° mese)



LA PROTESI D'ANCA CON LA TECNICA TRADIZIONALE

La protesi d'anca può essere impiantata con tecniche più tradizionali, nei casi dove i caratteri somatici del paziente e gli aspetti radiologici dell'anca affetta da grave artrosi non possono travare soluzione con la procedura mini-invasiva. Nel  nostro reparto viene in genere utilizzato l'accesso laterale secondo Bauer, con la massima attenzione a ridurre il danno tessutale.
L'indicazione viene posta nei casi di grave artrosi primitiva o secondaria (a displasia congenita, a necrosi idiopatica o post-traumatica), con quadro clinico di dolore intrattabile, zoppia ed accorciamento dell'arto.
La quasi totalità delle protesi d'anca viene impiantata senza cemento. Utilizziamo le protesi in lega di titanio. Gli steli femorali possono essere anatomici o retti a seconda della conformazione del canale diafisario femorale.
Per quanto riguarda invece il cotile la nostra preferenza va per quelli emisferici a "press fit". Per l'accoppiamento privilegiamo quello che prevede l'utilizzo della ceramica.
Il paziente viene preparato per l'intervento presso un apposito servizio del Policlinico di Abano. Laddove necessario preferiamo effettuare il predeposito ematico (2 sacche).
I drenaggi vengono rimossi dopo 24 ore dall'intervento. Immediatamente il paziente viene  avviato al programma riabiltativo, con ripresa precoce della stazione eretta e della deambulazione. Il carico completo viene autorizzato dalla prima giornata post-operatoria. Il paziente deve assumere un fans (esempio il Brufen 1 /de) per 3 settimane per la prevezione delle ossificazioni eteropiche periarticolari. Il paziente viene trasferito in 3^-4^ giornata in un reparto di rieducazione funzionale. I controlli radiografici sono effettuati dopo 2, 6 e 12 mesi dall'intervento.
 
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LA PROTESI TOTALE DI GINOCCHIO

I gravi danni articolari del ginocchio, derivanti dall'artrosi, dall'evoluzione delle patologie infiammatorie croniche (come l'artrite reumatoide, il lupus sistemico o la sclerodermia) o secondari invece ai gravi difetti morfologici (varismo o valgismo) possono trovare un'efficace soluzione nalla sostituzione protesica.
Nel reparto ortopedico del Policlinico di Abano ricorriamo frequentemente a questa importante chirurgica sostitutiva, che prevede l'utilizzo di protesi cementate o non cementate. La scelta è fatta in funzione del quadro clinico, dell'aspetto radiologico e dell'età del paziente.
Il ricovero dura in genere 3/4 giorni. La riabilitazione inizia in 1^-2^ giornata con la concessione immediata del carico. Dopo la dimissione il paziente proseguirà il programma riabilitativo in reparti o strutture specializzate nel recupero funzionale. 
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LA PROTESI MONOCOMPARTIMENTALE DI GINOCCHIO

In particolari condizioni cliniche e radiografiche possiamo sostituire solamente uno dei cosiddetti "compartimenti" che costituiscono l'articolazione del ginocchio (femoro-tibiale mediale, femoro-tibiale laterale e femoro-rotulea).

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LA PROTESI DI SPALLA

Il miglioramento delle conoscenze cliniche, il perfezionamneto delle metodiche d'indagine (radiografia, TAC e RMN) e i cambiamenti culturali, con la crescita delle aspettative da parte dei pazienti, hanno fatto si che sempre più spesso i soggetti affetti da grave artrosi della spalla e da dolore ingravescente chiedano la sostituzione protesica della spalla.
Le patologie che possono essere trattate con la sostituzione protesica della spalla sono l'artrosi primitiva, l'artropatia secondaria alla rottura massiva irreparabile della cuffia dei rotatori e l'artropatia reumatoide destruente.
Numerosi sono i dispositivi a nostra disposizione. Dobbiamo distinguere fra protesi cementate e non cementate.
L'endoprotesi, l'artroprotesi (con inserimento anche della componente glenoidea) e la protesi a geometria inversa rapprentano le soluzioni attualmente più utilizzate.
Nel reparto ortopedico pratichiamo con frequenza questo tipo di chirurgia sostitutiva e la nostra preferenza ricade sulla protesi non cementata a geometria inversa. L'esperienza che abbiamo acquisito in questo settore della chirurgia ci permette infatti di considerare la protesi a geometria inversa come la più idonea a rispettare gli obiettivi dell'artroplastica di spalla, come risolvere la sintomatologia dolorosa e ripristinare il movimento attivo e passivo della spalla.